In piena ottobrata romana continua Paesaggi Umani di Roma Plurale. Performing Media Storytelling per la Memoria Rigenerativa con walkabout a Tor Tre Teste, a Tor Carbone e al Tuscolano
Venerdì 17 ottobre alle ore 17 da TerzoTempo (Largo Serafino Cevasco) c’è il walkabout Elogio del tre. Teste, Vele e Suburbi
Si tratta di un libro autobiografico di Vincenzo Luciani che ha incarnato il genius loci di Tor Tre Teste nella sua evoluzione urbana negli ultimi decenni. Tre sono le Teste che appaiono nel bassorilievo scolpito su un sarcofago, un’opera funebre romana ritrovata in quella zona poi definita Tor Tre Teste. Tre sono i quartieri, Tor Tre Teste, Alessandrino e Quarticciolo che condividono il Parco. Tre sono le vele della chiesa dedicata a Dio Padre Misericordioso, realizzata dall’architetto Meier in occasione del Giubileo del 2000. Dopotutto “Omne trinum est perfectum” significa: “Ogni cosa trina è perfetta”, esprime il concetto cabalistico del carattere sacro del numero tre. Parteciperanno alcuni protagonisti delle comunità territoriali, per trarre dalle registrazioni delle conversazioni sul campo dei podcast da georeferenziare.
Sabato 18 ottobre alle ore 11 Cava Fabretti (Via Tor Carbone 97b) parte il walkabout + workshop L’Arcadia della Roma Selvatica
In Cava Fabretti, a Tor Carbone, nell’outback dell’Appia Antica, in conversazione peripatetica con Giorgio Fabretti, studioso di Filosofia e Antropologia, nonché discendente di Raffaele Fabretti, il “Principe delle romane antichità”, ispiratore dell’Accademia dell’Arcadia a metà del Seicento e consigliere culturale di tre Papi. Di fatto svolse l’attività di Sovrintendente dell’Appia Antica salvando dalle fornaci molte epigrafi antiche. Sarà un’occasione anche per confrontarci sull’Antropocene per riequilibrare il rapporto perduto tra Natura e Cultura. Si esplorerà la Cava Fabretti – da cui per decenni s’è estratto pozzolana, tufo e selci (i sampietrini, non propriamente basalto, ma leucitite), frutto della colata piroclastica prodotta 280.000 anni fa dall’eruzione del Vulcano Laziale dei Colli Albani – che oggi si rivela non solo enclave selvatica ma potenziale e nuova Arcadia.
Sabato 18 ottobre alle ore 17 dalla Cooperativa Case Tramvieri (Via Foligno16) si muove il walkabout La Memoria Rigenerativa del comprensorio abitativo inaugurato da Nathan
Si narrano le storie di quel complesso della Cooperativa Case Tramvieri (che non è un condominio visto che si basa sul principio della “proprietà indivisa”) rievocando la sua storia che dal 1908 ha attraversato due guerre mondiali. Un comprensorio abitativo inaugurato nel 1914 dal sindaco Nathan. Un luogo esemplare di particolar valenza civica che rivendica la sua memoria, in particolare quella dei bombardamenti subiti nell’agosto del 1943, attraverso un walkabout radionomade, concepito per valorizzare lo sguardo partecipato. I Paesaggi Umani di cui trattiamo sono la risultante di storie inscritte nelle geografie attraversate da particolari esplorazioni radionomadi concepite come dei brainstorming da cui trarre geo-podcast.
Alle ore 18 inzia la performance con videoproiezioni nomadi di NuvolaProject La voce dei giorni feriti. I bombardamenti del 1943 nelle visioni di Vespignani. La memoria si riattiva tra quei caseggiati, rievocando la sua storia che dal 1908 ha attraversato due guerre mondiali. L’eco delle bombe, quelle di ottant’anni fa e quelle che ancora oggi rubano vite, si fa voce, visione, presenza. Attraverso il diario potente e visionario del grande artista Renzo Vespignani, testimone diretto dei bombardamenti su Roma durante la Seconda Guerra Mondiale, questa performance con videoproiezioni nomadi fa emergere dalla crepa del tempo un’eco che continua a risuonare. Le sue parole – incise nella paura, nella rabbia, nella tenerezza e nella lucidità incandescente di chi ha attraversato l’abisso – si mescolano ai suoi disegni, in un intreccio dove l’arte diventa documento, sopravvivenza, rivelazione. La voce di Gaia Riposati interpreta i frammenti del diario come fossero schegge di un tempo che non passa, mentre le proiezioni nomadi curate da Massimo Di Leo trasformano lo spazio, lo attraversano, aprono varchi nella materia urbana: visioni disegnate che riverberano sui muri, tra finestre e cortili, come apparizioni improvvise di una memoria in atto.